La morte di Ferdinando Panciatichi

Il testamento di Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona 

Disposizioni testamentarie

   Io Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes D'Aragona del fu Leopoldo faccio le appresso varianti ed aggiunte al mio testamento, consegnato al Notaro Niccoli di Firenze il di 8 maggio 1887, e che mantengo in ogni altra sua parte. Tutto ciò che col detto testamento avevo lasciato a titolo di legato alla mia figlia Marianna vedova del Marchese Paulucci, lo lascio invece ai tre miei bisnipoti Ferdinando, Alessandro e Marianna figli del fu Conte Alberto di San Giorgio e della Maria Paulucci, figlia della predetta mia figlia Marianna, sotto la condizione sospensiva che essi giungano alla maggiore età, e non giungendovi lascino figli legittimi nati o concepiti. Fra questi tre collegatari avrà luogo il diritto di accrescimento ove non si purifichi la condizione suddetta rispetto a taluno di essi, non che nei casi determinati dalla legge. Però la mia figlia Marianna resterà di tutto ciò usufruttuaria sua vita naturale durante senza obbligo di alcuna cauzione. E nel caso che la mia figlia Marianna morisse prima che siasi purificata la condizione suesposta, voglio che l'amministrazione di tutto ciò che ho loro come sopra lasciato sia fino allo appurarsi della detta condizione, tenuta esclusivamente dal Senatore Marchese Pietro Torrigiani, e non potendo e non volendo egli, dal fratello suo Marchese Filippo, ai quali spetterà fare tutti gli atti concernenti, la detta amministrazione e li prego caldamente ad accettare tale incarico.

Desidero che il curatore Marchese Torrigiani si valga per amministrare questo patrimonio del Signore Andrea Bartoli mio maestro di casa. Voglio che le rendite nette di questo legato fatti ai miei tre bisnipoti Di San Giorgio sieno, cessato l'usufrutto, dal Marchese Torrigiani curatore cumulate tutte in aumento del capitale fino a che non sia si purificata la condizione suespressa. Volendo poi ricompensare tutti quelli che mi hanno fedelmente servito, dispongo che il Signore Andrea Bartoli mio maestro di casa e il Signore Cesare Caroti mio segretario abbiano loro vita natural durante ciò che percipono attualmente dalla mia casa. Ai miei domestici Stefano Magherini detto Miniato, a Cesare Cellai, a Raffaello Lumachi detto Boccalino, a Gioacchino Cellai e alla Ginevra Fabbrucci lascio vita loro natural durante il salario che hanno attualmente; e a Basilio Focardi ed Antonio Feroci, la metà del loro attuale salario, pure loro vita naturale durante, purchè alla epoca della mia morte si trovino sempre al mio servizio. Al maestro muratore Benedetto Liccioli e al pittore Giuseppe Migliorini lascio lire mille ciascuno per una sola volta. Voglio pure che anco a tutti gli altri, che alla epoca della mia morte si troveranno al servizio fisso della mia casa, sia data per una sola volta una ricompensa, il cui quantitativo lascio a determinarlo alla mia figlia Marianna, e nel caso che Ella a me premorisse, ai miei bisnipoti Di San Giorgio e al loro curatore Marchese Torrigiani. Lascio al Priore di Sociana per una solo volta lire duecento. Prego la mia nuora Contessa Beatrice Ferrari Corbelli accettare come mio affettuoso ricordo un gioiello consistente in un broche composto di una grossa perla contornata di brillanti con gocciola di perla a pera, che si trova in apposito astuccio. Tutti questi lasciti, escluso il legato alla mia figlia Marianna e ai miei bisnipoti Di San Giorgio, intendo debbano essere liberi da ogni e qualunque spesa e tassa di successione. Tutto quanto sopra ho fatto scrivere nel mio Palazzo a Firenze da persona di mia fiducia il diciassette Novembre Milleottocentonovantasei senza però poterlo firmare per avere la mano destra impedita.

… segue registrazione e firme...