Lettera 20 febbraio 1867 da Ferdinando Panciatichi a Massimiliano Guerri
(a proposito del "fero barone" Ricasoli)

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Il fero Barone potrebbe da ultimo aver ragione più di noi altri liberali perché infine il suo programma è questo: restare al potere finchè è possibile, mangiar lui e gli altri della Camorra quando è possibile, sacrificare ogni tanto qualcuno degli aderenti in olocausto alle furie del paese, mutare dal giorno avanti al giorno dopo, di bianco in nero, come una bandiera, senza sembrare di cambiare né di colore né di padrone. Voi vedete che in tanta facilità di programmi e con pochi scrupoli, sapendo spendere a tempo, si rischia di aver ragione contro tutto il mondo intero e si fatta parve che sia così. Leggete la sua circolante che non è che la confutazione di quel che è stato tentato e fatto dal potere, fino dall’installazione della nuova Camera, senza parlare degli antecedenti e voi vedrete che secondo lui è stata la Camera che ha intralciato il Governo nelle sue buone intenzioni, a furia di pettegolezzi, mentre in verità è stata la Camera, che ad onta di molti torti, ma di tutt’altro genere ha obbligato il Governo a variare condotta o per dir meglio a sembrare di variarla, giacché io non credo punto alle conversioni postume.
Comunque sia voi vedrete il Barone e i suoi onorevoli proseliti rieletti con qualche centinaio più di voti, e intanto è scritto in Firenze su tutti i muri “Viva Ricasoli e morte ai deputati ed altre amenità di simil fatta”. E qualora poi da ultimo venisse una camera ostile, ciò non potrà che giustificare, secondo tutti i benpensanti, un colpo di stato, la distruzione del regime parlamentare. La nota delle medaglie l’ho da lungo tempo passata a Guastalla e gli ho fatto i vostri saluti e a Mario no perché non lo conosco. State bene e credetemi sempre vostro Eccellentissimo servo Ferdinando Panciatichi Ximenes
Firenze 20 febbraio 1867

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